lunedì 11 agosto 2014

Fisco, Busin: Agenzia Entrate incauta, 1 accertamento su 3 non è dovuto


“Il governo conferma che l’accertamento fiscale è incauto: sui 677 miliardi iscritti a ruolo in 15 anni ben 170 sono oggetto di sgravio perché le somme originariamente richieste non erano dovute, ma nel frattempo i cittadini/contribuenti potrebbero avere subito pignoramenti, iscrizioni ipotecarie, vendite all’asta”.
Così il deputato leghista Filippo Busin commentando i dati diffusi (6 agosto 2014) in commissione Finanze dal sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, che ha replicato a un’interrogazione dello stesso parlamentare leghista. “Sugli altri 474 miliardi, tolto il riscosso di 33,4 miliardi, 18 sono stati sospesi dalle commissioni tributarie, 121 sono a carico di soggetti falliti, i quali, in ragione dell’intervenuta procedura, potrebbero non essersi difesi anche a fronte di pretese erronee o infondate. In conclusione si può tranquillamente affermare che le somme illegittimamente pretese da Equitalia su input dell’Agenzia Entrate arrivano quasi al 40% del totale delle somme richieste.
Questo ci porta a concludere che l’inasprimento dei controlli, peraltro già molto incisivi, può essere una via legittimamente percorribile a una condizione: che l’AE agisca in modo preciso e con attenzione nei confronti dei cittadini e imprese. Viceversa l’impressione che si ricava da questi dati è di un’Amministrazione Finanziaria che intanto chiede e poi si vedrà. Non siamo nuovi infatti a episodi dove un’impresa sottoposta ad accertamento infondato fallisca o a contribuenti che si vedano recapitare richieste di somme non dovute, con tutto il carico di ansie e difficoltà che questo comporta. E non è difficile immaginare poi che questo contribuente si senta autorizzato a rivalersi al momento di battere lo scontrino o di presentare la dichiarazione dei redditi”.
“Si aggiunga il triste primato italiano fra i paesi sviluppati per quanto riguarda la pressione fiscale e il carico burocratico. L’Italia infatti vanta un livello impositivo del 68,5% sul reddito d’impresa, il più alto in ambito OCSE (in Germania è del 46,7%) e un Cuneo fiscale sui lavoratori dipendenti di 12 punti superiore alla media europea. Una pressione non certo giustificabile dal livello dei servizi offerti”.

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